La cultura
dell'incontro

Poesia e preghiera

Il Natale è un momento d’incontro, di festa, di ritrovata voglia di stare insieme e di condividere momenti di complicità gioiosa nella riscoperta di un comune sentire. 

Ma il Natale è anche un momento meditativo, di dialogo con noi stessi per riscoprire il significato di un dono – la nascita del Figlio di Dio – al quale, spesso, presi dal vortice della vita quotidiana, non dedichiamo la giusta attenzione, confinandolo nell’ambito della tradizione o del rituale religioso. 

La nascita di Gesù è un dono che ha cambiato la storia dell’uomo. E, al tempo stesso, ha cambiato la storia di ciascuno di noi. 

La nascita del Figlio di Dio costituisce l’evento più importante della storia dell’umanità – e della storia di ogni singolo uomo – perché ci libera dall’opprimente prigione della nostra precarietà, della nostra finitezza materiale, per dare voce all’anelito d’infinito che c’è in noi.

Per introdurre l’evento natalizio – incontro di credenti uniti nella fede – proponiamo un ideale “dialogo” a più voci tra alcuni grandi autori che hanno scritto poesie dedicate al Natale.

Perché la scelta della poesia? Perché la poesia – al pari del Natale – racchiude in sé questa duplice natura: crea un momento d’incontro dando vita a una condivisione tra chi legge e chi scrive, e al tempo stesso crea un momento meditativo sollecitando le corde segrete dell’animo, messe in vibrazione dal significato e dal ritmo delle parole.

Oltre a ciò, la poesia partecipa, in qualche modo, della medesima natura della preghiera, perché nella parola poetica c’è sempre la presenza di un di più, il segno di una tensione verso l’assoluto…

«L’origine della poesia – scriveva Giuseppe Ungaretti – è il contatto dell’uomo con Dio, è il contatto dell’uomo che non sa, che non potrà mai sapere. Quel contatto che l’illumina, in un modo impreciso, perché non è dato conoscere che vagamente il mistero…».  

Ed ecco, allora, una poesia di Giuseppe Ungaretti, intitolata “Natale”. Questa poesia è stata scritta a Napoli nel dicembre del 1916. Contenuta nella raccolta “Allegria di naufragi”, è oggi considerata un classico del periodo natalizio. Si tratta di una poesia malinconica, perché evoca un Natale di guerra, ma nello stesso tempo esprime uno stato d’animo di consolazione pensando alla serena familiarità di un focolare. 

GIUSEPPE UNGARETTI

Natale

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare


Per tornare al concetto, al quale accennavamo in precedenza, relativo all’identificazione tra poesia e preghiera, citiamo un brano di Padre Antonio Spadaro pubblicato su “La Civiltà Cattolica”.
Il brano s’intitola: “Quando la poesia diventa preghiera”.
«La poesia diventa preghiera – scrive Padre Spadaro – nel momento in cui essa si apre a Dio come interlocutore diretto, quando Dio cioè diventa un “Tu” invocato, che coinvolge il lettore nella relazione sperimentata dal poeta». 
È appunto questo il caso di una bellissima poesia natalizia di San Giovanni Paolo II, intitolata “Bambino Gesù, asciuga ogni lacrima”.

SAN GIOVANNI PAOLO II

Bambino Gesù, asciuga ogni lacrima

Asciuga, Bambino Gesù, le lacrime dei fanciulli!
Accarezza il malato e l’anziano!
Spingi gli uomini
a deporre le armi
e a stringersi in un universale abbraccio di pace!
Invita i popoli,
misericordioso Gesù,
ad abbattere i muri
creati dalla miseria
e dalla disoccupazione,
dall’ignoranza
e dall’indifferenza,
dalla discriminazione e dall’intolleranza.
Sei tu,
Divino Bambino di Betlemme,
che ci salvi,
liberandoci dal peccato.
Sei tu il vero e unico Salvatore,
che l’umanità spesso cerca a tentoni.
Dio della pace,
dono di pace
per l’intera umanità, vieni a vivere
nel cuore di ogni uomo e di ogni famiglia.
Sii tu la nostra pace
e la nostra gioia!


«Il Natale è la festa dell’uomo», affermava Papa Giovanni Paolo II nel messaggio “Urbi et Orbi” del 1978, anno della sua elezione al Soglio Pontificio.
«Questo messaggio lo rivolgo ad ogni uomo», scriveva il grande Pontefice. «Natale è la festa dell’uomo. Nasce l’Uomo. Uno dei miliardi di uomini che sono nati, nascono e nasceranno sulla terra. L’uomo, un elemento componente della grande statistica. Non a caso Gesù è venuto al mondo nel periodo del censimento; quando un imperatore romano voleva sapere quanti sudditi contasse il suo paese. L’uomo, oggetto del calcolo, considerato sotto la categoria della quantità; uno fra miliardi. E nello stesso tempo, uno, unico e irripetibile. Se noi celebriamo così solennemente la nascita di Gesù, lo facciamo per testimoniare che ogni uomo è qualcuno, unico e irripetibile…».

È a tutti nota la profonda affinità spirituale che congiunse in vita Giovanni Paolo II e Madre Teresa. Di tale affinità si può scorgere una traccia nelle parole pronunciate da Papa Wojtyla il 19 ottobre 2003 durante l’omelia di Beatificazione della Suora di Calcutta: «Sono grato a questa donna coraggiosa, che ho sempre sentito accanto a me. Icona del Buon Samaritano, essa si recava ovunque per servire Cristo nei più poveri fra i poveri. Nemmeno i conflitti e le guerre riuscivano a fermarla…». 

Ma tra il Pontefice polacco e Madre Teresa esiste anche un altro legame di comunione, che vale anch’esso a riaffermare il senso di una missione condivisa: il percorso di santità esercitato attraverso la parola poetica.
Karol Wojtyla, com’è noto, manifestò fin da giovane una istintiva passione per l’arte letteraria, occupandosi prima di teatro e poi di poesia. Anche Madre Teresa scrisse versi di grande bellezza, al punto che riesce difficile comprendere come possa coesistere una tale sensibilità di natura poetica con l’esperienza delle miserie del mondo, che la Santa Suora di Calcutta doveva affrontare ogni giorno nell’esercizio della sua missione umanitaria.

Tra i componimenti di Madre Teresa, c’è anche una poesia dedicata al Natale. Una poesia dal titolo semplice, ma vibrante d’intensità emotiva: “È Natale”.

SANTA TERESA DI CALCUTTA

È Natale

È Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
È Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l’altro.
È Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
È Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
È Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
È Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.


Redazione

21 dicembre 2022 Indietro

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