Ha scritto San Paolo: “Se Cristo non è risorto, vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede” (1 Cor 15, 14-17).
Ed è proprio la Resurrezione l’argomento della quarta Predica di Quaresima di Padre Raniero Cantalamessa, Predicatore della Casa Pontificia (15 marzo 2024).
Il Predicatore inizia la sua riflessione citando la parabola in cui Lazzaro viene resuscitato. Gesù disse alla sorella di Lazzaro: “Tuo fratello risorgerà”. Gli rispose Marta: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. Gesù le disse: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno” (11, 23-25).
Ma di quale Resurrezione parla Gesù?
Marta pensa alla Resurrezione finale. Gesù non nega questa Resurrezione “dell’ultimo giorno”, che altrove egli stesso promette (Gv 6,54), ma annuncia una cosa nuova: che la Resurrezione, per chi crede in lui, comincia già fin d’ora.
Sant’Agostino commenta: “Il Signore ci ha indicato una Resurrezione dei morti che precede la Resurrezione finale. E non si tratta di una Resurrezione come quella di Lazzaro o del figlio della vedova di Nain… che risuscitarono per morire un’altra volta”.
Secondo il teologo evangelico tedesco Rudolf Karl Bultmann, la Resurrezione di cui parla Gesù è una Resurrezione esistenziale, un risveglio di coscienza, basato sulla fede.
Ma l’apostolo Giovanni – sottolinea Padre Cantalamessa – «dedica due interi capitoli del suo Vangelo alla Resurrezione reale e corporale di Gesù, fornendo alcune delle informazioni più dettagliate su di essa».
Per Giovanni, non è solo il messaggio di Gesù che è risorto da morte, ma la sua persona. Gesù può dire: “Io sono la Resurrezione”, perché egli è il Risorto!
Tornando ai tempi moderni, Padre Cantalamessa parla del pregiudizio diffuso tra i non credenti: se si parte dal presupposto che Dio non esiste, che il soprannaturale non esiste e che i miracoli non esistono, la conclusione a cui si giunge è che la Resurrezione è impossibile.
Eppure – spiega il Predicatore – la Resurrezione di Cristo costituisce un caso esemplare: «Nessun evento dell’antichità è suffragato da tante testimonianze di prima mano come questo. Alcune di esse risalenti a personalità del calibro intellettuale di Saulo di Tarso, che aveva in precedenza fieramente combattuto tale credenza. Egli fornisce un elenco dettagliato di testimoni, alcuni dei quali ancora in vita, che avrebbero potuto, perciò, facilmente smentirlo…».
Gli scettici fanno leva sulle discordanze circa i luoghi e i tempi delle apparizioni, senza rendersi conto che tali discordanze costituiscono una riprova della verità storica, più che una sua smentita.
Infatti – precisa Padre Cantalamessa – «prima di essere messi per iscritto, gli eventi della vita di Gesù furono per decenni trasmessi per via orale, e variazioni e adattamenti marginali sono tipici di ogni racconto che una comunità viva e in espansione fa delle proprie origini, secondo i luoghi e le circostanze».
E questa è esattamente la conclusione alla quale è giunta la più recente e accreditata ricerca critica sui Vangeli.
Riguardo alle apparizioni di Gesù dopo la morte, San Giovanni Crisostomo scrisse in un’omelia rivolta al popolo: “Come poteva venire in mente a dodici poveri uomini, e per di più ignoranti, che avevano passato la vita sui laghi e sui fiumi, di intraprendere una simile opera? Essi, che mai forse avevano messo piede in una città o in una piazza, come potevano pensare di affrontare tutta la terra? [...] Non avrebbero, piuttosto, dovuto dire: E adesso? Non ha potuto salvare se stesso, come potrà difendere noi? In vita non è riuscito a conquistare una sola nazione e noi, con il solo suo nome, dovremmo conquistare il mondo intero? Non sarebbe da folli mettersi in una simile impresa, o anche semplicemente pensarla? È evidente perciò che se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto una prova inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti mai a tanto rischio”.
Secondo gli scettici non credenti, la Resurrezione dalla morte è qualcosa di soprannaturale e il soprannaturale non esiste. In questo modo il non credente esprime un pregiudizio, esprime un no “a priori” che gli chiude la mente e gli impedisce anche di immaginare che la Resurrezione possa essere avvenuta.
A questo proposito, scrive Sant’Agostino: “La fede dei cristiani è la Resurrezione di Cristo. Tutti credono che Gesù sia morto, ma non tutti credono che sia risorto, e non si è cristiani se non si crede ciò”.
«Negli Atti, gli Apostoli sono definiti semplicemente come “testimoni della sua Resurrezione” (Atti, 1,22; 2,32)», spiega il Predicatore. «E questo è il vero articolo con cui la Chiesa sta o cade…».
Per questo motivo – conclude Cantalamessa – valeva la pena «rinfrescare la nostra fede» nella Resurrezione, «prima di celebrarla liturgicamente tra qualche settimana».
Antonio Gaspari
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org
Per leggere il testo integrale della quarta Predica di Quaresima 2024 del Cardinale Cantalamessa, “Io sono la Risurrezione e la Vita”, cliccare sul link: