La cultura
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Il testamento spirituale di Bernadette Soubirous

Rileggere gli scritti di Bernadette Soubirous (1844-1879), ad oltre un secolo di distanza dalla sua morte, ci aiuta a comprendere lo spessore spirituale della veggente di Lourdes, luminoso esempio di santità cristiana. 

Il suo testamento spirituale è costellato dalla parola: “grazie”. 

Un ringraziamento – quello di Bernadette – che non è associato a particolari meriti, successi o imprese compiute, ma ad una serie di circostanze ed eventi ai quali normalmente attribuiamo un valore negativo, e che ci portano a lamentarci della nostra vita. 

Tutto ciò che viene normalmente considerato un fallimento o una disgrazia diventa, per Santa Bernadette, un’occasione per benedire e ringraziare Dio. 

A nessuno di noi passerebbe per la testa di ringraziare Dio per le avversità che incontriamo. Viviamo in un mondo che concepisce la vita non come uno scomodo pellegrinaggio, bensì come un viaggio – il più lussuoso possibile – verso una meta immaginaria. E così rischiamo di smarrire il senso autentico dell’esistenza.

Le parole del testamento di Bernadette non sono un’espressione di follia umana, ma di un amore smisurato verso Gesù, che – con la sua vita, morte e risurrezione – ci ha offerto la possibilità di comprendere che la Provvidenza è costantemente all’opera in ogni circostanza della nostra storia. 

Se ci fermassimo un attimo a “ragionare con il cuore di Dio”, ci accorgeremmo che le umiliazioni sono il concime della nostra crescita spirituale, che fa nascere frutti di umiltà e semplicità. 

Le malattie fisiche, che provocano un indebolimento del corpo, producono spesso un accrescimento della vita dell’anima. 

Le limitazioni umane dovute a povertà e ignoranza sono spesso causa di fallimenti personali: e tuttavia proprio questi fallimenti possono aiutarci a scoprire la presenza di Dio, che agisce in noi per mezzo dello Spirito Santo.

Il luminoso esempio di santità della vita di Bernadette ci invita ad elevare sempre un pensiero di ringraziamento a Dio. Ci invita a fidarci di un Padre che sa dirigere il corso della storia individuale e collettiva. Un Padre che opera al di là della nostra limitata visione. Un Padre che sa da dove veniamo, che conosce la nostra destinazione e l’itinerario che dobbiamo percorrere per giungere alla meta.

Vivere la vita rendendo grazie a Dio per ogni avvenimento – sia quelli a noi graditi, sia quelli che non comprendiamo e che ci fanno soffrire – rappresenta un sacrificio spirituale gradito a Dio. Un culto interiore offerto sull’altare di un cuore privo di lamentele, vittimismo e pretese.  

Ecco, dunque, le parole del testamento spirituale di Bernadette Soubirous. Parole che dovremmo rileggere più volte e meditare nel corso della giornata:

Per l’indigenza di mamma e papà,
per la rovina del mulino, per il vino della stanchezza,
per le pecore rognose: grazie, mio Dio!

Per la bocca di troppo da sfamare che ero,
per i bambini accuditi, per le pecore custodite, grazie!

Grazie, o mio Dio, per il Procuratore,
per il Commissario, per i Gendarmi,
per le dure parole di Peyremale.

Per i giorni in cui siete venuta, Vergine Maria,
per quelli in cui non siete venuta,
non vi saprò rendere grazie altro che in Paradiso.

Per lo schiaffo ricevuto, per le beffe, per gli oltraggi,
per coloro che mi hanno presa per pazza,
per coloro che mi hanno presa per bugiarda,
per coloro che mi hanno presa per interessata,
grazie, Madonna!

Per l’ortografia che non ho mai saputo,
per la memoria che non ho mai avuto,
per la mia ignoranza e per la mia stupidità, grazie!

Grazie, grazie, perché se ci fosse stata sulla terra
una bambina più stupida di me, avreste scelto quella!

Per mia madre morta lontano,
per la pena che ebbi quando mio padre,
invece di tendere le braccia alla sua piccola Bernadette,
mi chiamò Suor Maria Bernarde: grazie, Gesù!

Grazie per aver abbeverato di amarezza
questo cuore troppo tenero che mi avete dato,
per Madre Giuseppina che mi ha proclamata “buona a nulla”.
Grazie!

Per i sarcasmi della madre Maestra, la sua voce dura,
le sue ingiustizie, le sue ironie,
e per il pane dell’umiliazione, grazie!

Grazie per essere stata quella cui la Madre Teresa
poteva dire: “Non me ne combinate mai abbastanza…”.

Grazie per essere stata quella privilegiata
dai rimproveri, di cui le mie sorelle dicevano:
“Che fortuna non essere come Bernadette”.

Grazie di essere stata Bernadette,
minacciata di prigione perché vi avevo vista,
Vergine Santa!
Guardata dalla gente come bestia rara;
quella Bernadette così meschina che a vederla si diceva:
“Non è che questa?!”.

Per questo corpo miserando che mi avete dato,
per questa malattia di fuoco e di fumo,
per le mie carni in putrefazione,
per le mie ossa cariate, per i miei sudori,
per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti,
grazie Mio Dio!

Per quest’anima che mi avete data, 
per il deserto dell’aridità interiore,
per la vostra notte e per i vostri baleni,
per i vostri silenzi e i vostri fulmini,
per tutto…

Per Voi assente e presente, grazie! 

Grazie, o Gesù!


Osvaldo Rinaldi

15 febbraio 2023 Indietro

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