«Giù le mani dall’Africa! Basta con lo sfruttamento delle risorse e la schiavizzazione dei popoli. Mai più colonialismo politico ed economico! Bisogna porre fine al veleno dell’avidità che rende i diamanti sporchi del sangue dello sfruttamento e delle guerre per il controllo delle miniere!».
Lo ha esclamato il 31 gennaio Papa Francesco durante il suo incontro con le autorità, la società civile e il corpo diplomatico della Repubblica Democratica del Congo.
Nel suo primo giorno del viaggio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo (RDG), Papa Francesco ha usato parole forti per denunciare i crimini del colonialismo e sostenere i popoli africani verso un futuro di pace e di sviluppo.
La RDG (in precedenza denominata Congo e Zaire) è uno dei Paesi più estesi e ricchi di materie prime al mondo. Con un’estensione di oltre due milioni di chilometri quadrati, è grande più della metà dell’intera Europa. I suoi abitanti sono più di 90 milioni e la sua capitale Kinshasa è una megalopoli di 18 milioni di persone.
La Repubblica Democratica del Congo è un grande produttore di rame, piombo, diamanti, oro, uranio, cobalto, germanio, argento, manganese, legname pregiato, stagno, tungsteno, petrolio, gas e terre rare come coltan, cassiterite, neodimio e praseodimio (che sono oggi di grande importanza per la fabbricazione di magneti per turbine eoliche e auto ibride).
Il territorio, ricoperto da enormi foreste, è attraversato da migliaia di chilometri di corsi d’acqua navigabili, che sono la principale via di trasporto in circa due terzi del Paese.
Il gigantesco fiume Congo è il terzo fiume più lungo al mondo. Per portata d’acqua e per ampiezza è secondo soltanto al Rio delle Amazzoni. La sua profondità raggiunge i 220 metri e il suo estuario si estende per 160 chilometri.
È stato calcolato che la costruzione di una diga sul fiume Congo potrebbe fornire energia elettrica a tutto il Paese, con la possibilità di esportarla anche nei Paesi vicini.
Nonostante le immense ricchezze naturali, il Prodotto Interno Lordo (PIL) della Repubblica Democratica del Congo resta uno dei più bassi al mondo. Le cause del sottosviluppo del Paese sono la corruzione, lo sfruttamento delle risorse da parte delle multinazionali private e le guerre interne per il controllo dei territori ricchi di materie prime.
A questo proposito il Papa ha dichiarato: «Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. L’Africa sia protagonista del suo destino!».
«Il mondo faccia memoria dei disastri compiuti lungo i secoli a danno delle popolazioni locali e non dimentichi questo Paese e questo Continente. L’Africa, sorriso e speranza del mondo, conti di più: se ne parli maggiormente, abbia più peso e rappresentanza tra le Nazioni!».
«Si faccia largo una diplomazia dell’uomo per l’uomo, dei popoli per i popoli – ha sottolineato Francesco –, dove al centro non vi siano il controllo delle aree e delle risorse, le mire di espansione e l’aumento dei profitti, ma le opportunità di crescita della gente».
«Sono qui – ha detto il Papa – ad abbracciarvi e a ricordarvi che avete un valore inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia in voi, credono nel vostro futuro, in un futuro che sia nelle vostre mani e nel quale meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia e operosità».
Ed ha aggiunto: «Coraggio, fratello e sorella congolese! Rialzati, riprendi tra le mani, come un diamante purissimo, quello che sei, la tua dignità, la tua vocazione a custodire nell’armonia e nella pace la casa che abiti. Rivivi lo spirito del tuo inno nazionale, sognando e mettendo in pratica le sue parole: “Attraverso il duro lavoro, costruiremo un Paese più bello di prima, in pace”».
Rivolgendosi al popolo congolese, che per il l’86% è cristiano (41% cattolici, 31,6% protestanti e 13,4% altre confessioni cristiane), Papa Francesco ha esortato: «Cari amici, i diamanti, comunemente rari, qui abbondano. Se ciò vale per le ricchezze materiali nascoste sotto terra, vale a maggior ragione per quelle spirituali racchiuse nei cuori. Ed è proprio a partire dai cuori che la pace e lo sviluppo restano possibili perché, con l’aiuto di Dio, gli esseri umani sono capaci di giustizia e di perdono, di concordia e di riconciliazione, di impegno e di perseveranza nel mettere a frutto i talenti ricevuti».
Ed ha concluso con un appello: «Ciascun congolese si senta chiamato a fare la propria parte! La violenza e l’odio non abbiano più posto nel cuore e sulle labbra di nessuno, perché sono sentimenti antiumani e anticristiani, che paralizzano lo sviluppo e riportano indietro, a un passato oscuro».
Antonio Gaspari
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org