L’ing. Nicola Spada, direttore generale di Fatebenefratelli - Provincia Lombardo-Veneta dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, è il nuovo presidente di ARIS Lombardia (Associazione Religiosa Istituti Sociosanitari), che riunisce oltre 50 tra Ospedali Classificati, Case di Cura, IRCCS, RSA e Centri di Riabilitazione.
«Spesso al cittadino – ha dichiarato l’ing. Spada – viene rappresentato il settore della sanità riducendo tutto all’eterna dialettica pubblico-privato. Dimenticando così quella incredibile terra di mezzo rappresentata dal mondo del no-profit, del Terzo settore, delle Fondazioni onlus, delle associazioni. Enti che, nella sola Lombardia, non si occupano solo di volontariato e assistenza ai bisognosi, ma gestiscono istituzioni di piccole, medie e grandi dimensioni che conducono in modo professionale quasi 10.000 posti letto e danno lavoro a migliaia di operatori. Un’associazione come ARIS rappresenta queste realtà e deve necessariamente far comprendere ai suoi interlocutori che il proprio ruolo non può essere confuso con quello della sanità privata orientata al business».
«Conosciamo tutti le difficoltà create dalla pandemia nel corso del biennio 2020-21», ha continuato Spada. «ARIS Lombardia ha vissuto questi due anni in regime di commissariamento e gli istituti sanitari e sociosanitari lombardi di ispirazione religiosa si sono trovati senza una struttura organizzata in grado di farli dialogare in modo costruttivo con le istituzioni regionali. Se consideriamo poi la fase storica attuale, in cui i vertici della Lombardia stanno rivedendo l’organizzazione del servizio sanitario regionale, è inevitabile affermare che questo vuoto va sanato in fretta. È mia intenzione fare appello ai nostri associati per creare una squadra di alto livello in grado di affrontare questa sfida, che va dalla psichiatria alla cronicità, dall’assistenza domiciliare integrata al complesso mondo ospedaliero, dagli IRCCS agli istituti riabilitativi. Non esiste in Regione un altro Ente in grado di vantare un patrimonio così ampio e diversificato».
L’ing. Spada ha poi spiegato che, dopo l’emergenza della pandemia che gli Enti associati all’ARIS hanno affrontato con grande senso di responsabilità, ancora oggi non vi è certezza sui ristori regionali e nazionali. È dunque necessario che alle promesse delle istituzioni seguano i fatti.
Il neo presidente dell’ARIS ha quindi sottolineato il valore, in termini di bene comune, degli Enti aderenti alla Associazione Religiosa Istituti Sociosanitari: «Le strutture ARIS presidiano luoghi di cura tradizionalmente non coperti né dal pubblico né dal privato. Si tratta di aree geografiche e di ambiti assistenziali in cui la presenza del pubblico è carente, magari perché ancora non è stato istituzionalizzato il fabbisogno e definite le regole per farvi fronte, e dove il privato non trova conveniente investire. Le nostre strutture hanno una diversa ispirazione: prima rispondono all’esigenza, e solo dopo si pongono il problema della sostenibilità. E se alla fine dell’anno avanza qualcosa, viene completamente reinvestito nel servizio: le strutture ARIS possono farlo perché non hanno fini di lucro, non devono remunerare alcun investitore, ma solo alimentare la propria missione».
La speranza è che la riforma del Terzo Settore – ha concluso l’ing. Spada – tenga conto in modo adeguato del ruolo svolto dalla sanità no-profit. E in tale prospettiva, l’ARIS chiede una maggiore attenzione da parte delle pubbliche istituzioni sia sotto il profilo del sostegno economico sia dal punto di vista comunicativo: contribuendo, ad esempio, a smontare il processo in atto di demonizzazione delle RSA che, nonostante siano suscettibili di miglioramento, restano tra i luoghi più sicuri per gli anziani.
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