«In qualità di medico chirurgo e ozonoterapeuta posso assicurare che l’ossigeno ozono terapia e altamente efficace per debellare il Covid-19, e mi auguro che tutti possano accedere a questa pratica medica senza impedimento alcuno».
A parlare così è il dott. Massimo Pettinà, un medico-chirurgo iscritto all’Ordine dei Medici di Asti dal 1983, dipendente fino al 2012 presso l’Ospedale Cardinal Massaja in qualità di ortopedico. Ozonoterapeuta iscritto alla SIOOT (Società Scientifica di Ossigeno Ozonoterapia), appartenente alle società specialistiche di medicina e chirurgia con master di 2° livello universitario post laurea - Pavia e Roma.
Intervistato da “Orbisphera”, il dott. Pettinà ha raccontato:
«Venerdì 28 febbraio, insieme al mio collega ed amico Paolo, ho svolto una seduta operatoria alla Clinica Salus di Alessandria. Paolo è di Tortona ma due volte la settimana presta servizio all’ambulatorio di Milano. Erano i tempi in cui si discuteva del Covid che stava arrivando in Italia. Però non c’era particolare allarmismo.
La mattina dopo, con mia moglie e altre due coppie, sono partito per una crociera ai Caraibi. Siamo stati insieme tutta la settimana senza nessuna misura di distanziamento né precauzione particolare. A fine crociera ci dirigiamo all’aeroporto per tornare a casa. E lì cominciamo a comprendere che potevano esserci dei problemi con il virus e la sua diffusione.
In aereo un freddo tremendo. Probabilmente i responsabili sanno che i virus sono sensibili agli sbalzi di temperatura. Nonostante il piumino, il cappello e due coperte non sono riuscito a dormire per il freddo.
Arriviamo a Malpensa la mattina dell’8 marzo e verso sera comincio ad avere un po’ di febbre e la sensazione di ossa rotte. Prendo una dose abbondante di latte caldo, miele, rum e un’aspirina, una bella dormita, una sudata, e al mattino mi sono alzato che stavo meglio.
La febbre e i sintomi di ossa rotte sono però continuati sia il lunedì che il martedì successivo. Mercoledì mi chiama allarmata la moglie di Paolo e mi dice che suo marito sta malissimo. Da quattro giorni aveva febbre e dolori. Nonostante le sue resistenze, lo ha portato al Pronto Soccorso, è risultato positivo e lo hanno subito intubato. A Tortona non c’è il reparto di terapia intensiva, per cui lo hanno spostato all’Ospedale di Asti. Mi chiede di parlare con qualche amico medico per seguire la situazione clinica di Paolo.
Nello stesso tempo stavano male anche le altre due coppie con cui avevano condiviso la crociera. Ho fatto in fretta a capire. Li ho chiamati e gli ho detto: siamo tutti malati di Covid. Li ho convocati nel mio studio e giovedì ho praticato loro, come da protocollo SIOOT, una grande autoemo di ossigeno ozono terapia.
Sono ozonoterapeuta da otto anni, e il prof. Franzini e la SIOOT mi avevano informato su come comportarmi in presenza del Covid. Ho spiegato che, se avessimo praticato per altri due giorni l’ossigeno ozono, saremmo guariti.
Ma i due mariti si sono messi paura e il giorno dopo sono andati in ospedale. Risultati positivi sono stati messi in quarantena insieme alle mogli che invece erano negative.
Per precauzione ho ripetuto l’ossigeno ozono per me e per mia moglie. Mio moglie è stata benissimo senza alcun sintomo, e da giovedì sera anch’io stavo già molto meglio, a parte una residua debolezza.
Nel frattempo ho visto con i miei occhi quant’è efficace l’ozono. Ho trattato tre pazienti che, nonostante la quarantena, erano positivi. È bastato praticargli per tre giorni l’ossigeno ozono e sono tutti tornati negativi e in buona salute.
Altro caso interessante: curo con l’ozonoterapia quattro donne affetta da fibromialgia. Due di queste hanno avuto i mariti positivi, uno addirittura ricoverato per due giorni in rianimazione. Loro invece non hanno preso nulla, niente virus, niente sintomi.
Mentre ero in auto-quarantena ho fatto di tutto per aiutare il mio amico Paolo, il quale ha fatto un totale di 50 giorni di ospedalizzazione e 12 giorni di intubazione.
Ho cercato in tutti i modi di farmi autorizzare a praticargli l’ossigeno ozono terapia, ma non c’è stato verso.
Il mio primo obiettivo era di curare Paolo ed un altro amico veterinario che era stato anche lui contagiato dal Covid. L’obiettivo più generale era – e rimane – quello di mettere a disposizione di tutti i pazienti l’ossigeno ozono terapia.
Ho cominciato a telefonare alle autorità mediche ma non mi hanno risposto. Allora ho cominciato a scrivere mail all’Ordine dei Medici di Asti, alla Direzione Sanitaria di Asti, al Primario di Anestesia e Rianimazione. Ho tentato più volte di parlare con il Primario di Malattie Infettive. Chiamavo ogni ora.
Alla fine mi ha risposto un giovane collaboratore del Primario. Gli ho spiegato che chiedevo di incontrarli per vedere come aiutarli con l’ossigeno ozono terapia. Prima ancora che finissi di spiegare che cosa proponevo, il giovane collaboratore ha messo giù il telefono. E dire che sono un medico chirurgo esperto e ben conosciuto nell’Ospedale di Asti.
Ho chiesto un incontro con il Direttore Sanitario, ma nessuno mi ha risposto. Muro di gomma, non mi hanno preso in considerazione.
Gli unici con cui sono riuscito a dialogare sono stati due medici anestesisti. A loro ho spiegato che la SIOOT aveva messo a disposizione in comodato d’uso le macchine per produrre ozono, le sacche per praticare l’autoemo e il protocollo di cura.
A mia volta avevo messo a disposizione una delle mie macchine per l’ozono e avevo dato la mia disponibilità immediata. L’amico anestesista mi ha raccontato che ne aveva parlato con il Primario il quale aveva risposto irritato: “Qui decido io la terapia da adottare”.
Verso il 20 marzo, con il mio amico ancora intubato, ho chiamato il Caporedattore di Alessandria de “La Stampa”. Gli ho raccontato ciò che stava accadendo e lui mi ha invitato a mandargli del materiale informativo. Dopodiché mi ha richiamato dicendo che forse sarebbe stato meglio che io scrivessi una lettera che loro avrebbero pubblicato.
Ho scritto la lettera. L’ho inviata il 25 marzo ed è stata pubblicata il 23 aprile.
Nella lettera pubblicata ho scritto: “Volevo informarla e informare l’opinione pubblica circa l’atteggiamento di chiusura delle figure responsabili della Sanità locale nei confronti della ozonoterapia da me proposta per contrastare il Covid-19.
Il sottoscritto ha ripetutamente cercato di incontrare, direttamente e anche indirettamente attraverso l’invio di mail, la Direzione Sanitaria, l’Ordine dei Medici, il Primario Reparto Malattie Infettive e Reparto Rianimazione, per illustrare e proporre l’ozonoterapia come ulteriore terapia da adottare in questa emergenza.
Faccio presente che la ozonoterapia è una terapia che si è dimostrata efficace per contrastare le malattie virali, compresa la Sars nel 2012. L’ozono come farmaco è quello che presenta in assoluto più lavori scientifici su Pub-Med (autorevole motore di ricerca medica) rispetto a qualsiasi altro farmaco:
- che attualmente la SIOOT sta seguendo e patrocinando 17 centri che stanno applicando la suddetta terapia in urgenza-emergenza per i malati di Covid-19 autorizzati dall’Istituto Superiore di Sanità (allego certificazione e parziale documentazione),
- che i risultati finora ottenuti sono entusiasmanti per l’abbattimento dei ricoveri in rianimazione e per la più rapida risoluzione della malattia,
- che i costi dell’ossigeno ozono terapia sono irrisori, soprattutto se confrontati con gli antivirali,
- che non esistono controindicazioni (escluso favismo ed ipertiroidismo) all’utilizzo della suddetta terapia,
- che il sottoscritto si offriva di prestare gratuitamente la propria esperienza acquisita nella pratica dell’ozonoterapia anche endovena,
- che attualmente sono volontario presso il reparto Covid-19 della Clinica Salus di Alessandria,
- che il sottoscritto ha inviato ripetutamente articoli sulla ozonoterapia.
Non riuscendo a capire il perché di questa chiusura, mi rivolgo al Vostro giornale affinché, almeno attraverso di voi, sia possibile suscitare qualche interesse da parte dei colleghi medici e dell’opinione pubblica. Confidando in un Vostro interesse porgo cordiali saluti”.
Nel pomeriggio del giorno in cui la lettera è stata pubblicata, mi ha telefonato la responsabile delle relazioni pubbliche dell’Ospedale e mi ha detto: “Qui la Direzione Generale, volevamo chiedere perché lei ha scritto questa lettera”. Le ho risposto che tutto era appunto spiegato, e lei mi ha detto: “deve sapere che il nostro Comitato di esperti aveva ritenuto di non prendere in considerazione la terapia di ossigeno ozono perché non esiste nei protocolli”. Al che ho domandato i nomi dei membri del Comitato di esperti, a questo punto la signora è rimasta senza parole e non ha saputo indicare un solo nome. La telefonata si è conclusa senza un nulla di fatto.
Nei successivi due mesi ho svolto la funzione di medico Covid in un reparto di Alessandria dove venivano ricoverati i pazienti Covid provenienti dal Policlinico di Monza.
Nemmeno lì mi hanno fatto utilizzare l’ossigeno ozono, e dire che il Vicedirettore Sanitario si stava curando con l’ozono per una lombosciatalgia e ha frequentato il master di secondo livello in ozonoterapia dell’Università di Pavia.
Quando gli ho chiesto perché non ci facevano utilizzare l’ossigeno ozono, lui mi ha guardato sconsolato ed ha allargato le braccia…
A questo punto, se in autunno ci sarà un’altra ondata di ritorno del virus, mi auguro che ci facciano utilizzare l’ossigeno ozono terapia per curare tutti…».
La storia raccontata dal dott. Massimo Pettinà costituisce un esempio illuminante dell’impegno dei medici che, coraggiosamente, hanno cercato di promuovere l’utilizzo dell’ossigeno ozono per debellare il Covid.
Intervista a cura di Antonio Gaspari
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org