La cultura
dell'incontro

La rinascita dei Francescani dell’Immacolata

I Frati Francescani dell’Immacolata sono un Istituto Religioso maschile di diritto pontificio riconosciuto dalla Chiesa Cattolica nel 1990. 

Coniugando il carisma di San Francesco e dell’Immacolata, i frati sono cresciuti nel mondo.

Alla data del 31 dicembre 2019 erano 288, con 126 sacerdoti e 43 case religiose presenti nei diversi continenti.

La loro crescita ha incontrato una fase di difficoltà nel 2013, quando, in seguito ad una visita apostolica, Papa Francesco ne decise il commissariamento, dopo che erano arrivate diverse accuse in merito all’imposizione del rito romano antico, nonché delle denunce su pasticci di natura sessuale e finanziaria.

Il commissariamento si è concluso nel 2022, e in seguito alla conclusione del Capitolo sono stati eletti i nuovi responsabili dell’Istituto: padre Immacolato M. Acquali, Ministro Generale; padre Massimiliano M. Zangheratti, Vicario e procuratore Generale; padre Gianfrancesco M. Lim, Segretario Generale; padre Alfonso M.A. Bruno, Consigliere Generale. 

Per cercare di capire cosa è accaduto negli ultimi dieci anni e come stanno tornando a crescere il carisma e le attività dei Francescani dell’Immacolata, “Orbisphera” ha intervistato padre Alfonso Bruno, che è anche Rettore degli studenti di teologia e filosofia.

Alcuni anni fa padre Fidenzio Volpi, Commissario dei Francescani dell’Immacolata, la nominò Segretario Generale dell’Istituto. Dopo otto anni di commissariamento, nell’aprile del 2022 si è svolto il Capitolo Generale con la nomina del nuovo governo e l’approvazione delle Costituzioni. Può spiegarci qual è la situazione attuale dei Francescani dell’Immacolata e qual è adesso il suo ruolo?

Nella vita degli Istituti di Vita Consacrata il commissariamento non è una novità, ma una necessità quando intervengono delle situazioni critiche, specie nella fase “giovanile” dell’ente.

Siamo grati alla Chiesa, che si è dimostrata madre aiutando e accompagnando il nostro cammino verso la corretta interpretazione del carisma, del ruolo meramente storico del fondatore e dell’autorità intesa come servizio temporaneo per la fraternità e per la Chiesa.

Il Capitolo Generale, che è stato celebrato più in ritardo del previsto a causa della pandemia da Covid-19, è stato un momento di sorprendente manifestazione dello Spirito, dove ha prevalso la comunione e la costruttività responsabile per l’avvenire.

Il voto dei confratelli mi ha collocato nel Governo Generale come Consigliere. Con l’aiuto di Dio voglio servire con l’entusiasmo di sempre la nostra famiglia religiosa. Oggi sono formatore dei futuri sacerdoti, ma mi sento anche discepolo nella condivisione dei doni e nell’ascolto di prossimità dei giovani studenti, dei frati più anziani e delle lontane periferie missionarie.

Il vostro carisma originario prende origine da San Francesco e dall’Immacolata. Può spiegarci in che modo intendete coniugare San Francesco e Maria?

San Francesco, nel seguire Cristo e sua Madre, in questa doppia sequela dove il divino e l’umano, il maschile e il femminile si compenetrano e si completano, è sempre stato in prima linea nell’esaltare l’opera di Dio in questa umile donna. 

Francesco, Chiara, Antonio, Bonaventura, Duns Scoto, Bernardino, Massimiliano Kolbe, e via via molti altri, sono diventati i cantori, i maestri, i dottori e i predicatori della “Vergine fatta Chiesa”, i cavalieri dell’Immacolata, i paladini dell’Assunta, i custodi del sepolcro di Cristo e della Vergine.

Oltre a questa tradizione francescana, la nostra novità è rappresentata da un quarto voto che professiamo accanto ai consigli evangelici e che è denominato “Voto Mariano”. Si tratta della totale disponibilità alla vita missionaria intesa anche in senso propriamente tecnico, “ad gentes”, cioè missione nelle terre di prima evangelizzazione, nelle periferie urbane, nelle zone dove i cristiani conoscono l’esodo perché perseguitati e dovunque è necessario instaurare il Regno.

Si tratta di un’ispirazione di San Massimiliano rivolta ai suoi frati missionari in Giappone e avente all’epoca un carattere di promessa privata, atta però ad offrire garanzie di perseveranza nel servizio a quella specifica missione.

Come e in che modo le nuove Costituzioni si differenziano dalla precedente gestione dell’Ordine?

I principi e l’apparato carismatico sono rimasti pressoché invariati. È stata aggiornata la forma di governo, l’economia e la formazione che rappresentavano i punti critici del passato.
Il tutto è stato rivisto per una più adeguata aderenza alla legge universale della Chiesa formulata nel Codice di Diritto Canonico del 1983. 
La formazione si inserisce in un più ampio disegno che risponde alle esigenze del mondo contemporaneo e che non si esaurisce con la professione dei voti perpetui o con il sacro ministero. 
Quanto all’economia, le liberanti esigenze di povertà carismatica devono essere accompagnate da un’effettiva titolarità responsabile dell’Istituto sulle proprie risorse, che in ultima analisi sono beni ecclesiastici.

Mi sembra di capire che il riconoscimento pieno del Concilio Vaticano II e la fedeltà a Papa Francesco siano due punti centrali su cui l’Ordine si sta ricostruendo. È vero?

Assolutamente sì. Il nostro Istituto nasce dopo il Vaticano II. A questa consapevolezza storica, che ci appartiene, il “ritorno alle fonti”, auspicato dal decreto “Perfectae caritatis” per i religiosi, doveva essere tradotto in una forma autentica di spinta missionaria. È appunto questa l’ecclesiologia di Papa Francesco in un modello “estroverso” di Chiesa.

Dopo l’approvazione pontificia del 1998, questa spinta missionaria che ci aveva caratterizzato in un’epopea di nuove fondazioni, alle quali presi personalmente parte in Brasile e in Benin, aveva ceduto il posto alla progressiva monasticizzazione di un istituto francescano. Nella prima decade del Duemila era infine sopravvenuta un’applicazione riduttiva del “motu proprio” “Summorum Pontificum” in chiave restaurazionista ed esclusivista.

Per l’Istituto la sua messa in pratica rappresentava una rottura con la sua tradizione e quindi un abuso di autorità, rivelatore finale di una serie di criticità pregresse che ci portarono al commissariamento.

Con dolore abbiamo vissuto e ci siamo sentiti strumentalizzati da una fronda di oppositori a Papa Francesco, che invece ha sempre creduto nella nostra famiglia religiosa e incoraggiato la sua ripresa con un rapporto specialissimo. La nostra casa di studentato, dopo l’indisponibilità delle infrastrutture che occupavamo, ad esempio, è un dono suo come proprietà della Santa Sede. Siamo quindi fortemente grati al Papa per la sua vicinanza e ai Commissari pontifici che ci hanno accompagnati.

Quali le iniziative e le buone notizie che si prevedono per il 2023?

Le persone e la qualità umana rappresentano la ricchezza di un Istituto che vive secondo i criteri di povertà indicati dal Santo di Assisi e da Papa Francesco.

Lo scorso anno abbiamo avuto dodici Ordinazioni e altrettante ne avremo quest’anno.

C’è una certa ripresa vocazionale anche in Italia e siamo ripartiti da gennaio con i gruppi dei nostri laici da un punto di vista aggregativo, formativo e collaborativo. Ci stiamo preparando seriamente per aprire tra qualche anno una nuova missione in Libano, in controtendenza con l’esodo dei cristiani da quelle martoriate terre del Medio Oriente.

Ci stiamo concentrando soprattutto nella formazione. I nostri studenti frequentano le Pontificie Università di Roma con ottimi risultati sul piano umano ed intellettuale. Inoltre ogni sera offriamo da trenta a cinquanta piatti caldi ai senzatetto del quartiere San Lorenzo di Roma: e questa è una novità che traduce in termini fattuali la nuova dinamica dell’Istituto nella solidarietà con gli ultimi, come voleva San Francesco per i suoi Frati Minori.

Per ogni approfondimento: 


Intervista a cura di Antonio Gaspari  
Direttore Orbisphera
www.orbisphera.org

27 gennaio 2023 Indietro

Condividi