«Sono quasi due decenni che pratico l’ozonoterapia in veterinaria, e la capacità di cura dell’ozono mi stupisce sempre per l’efficacia e la rapidità con cui riesce a risolvere le diverse patologie, anche quelle più complesse».
È ciò che afferma Alessandra Frosi, una dottoressa di eccellente preparazione e professionalità, dotata di un curriculum altamente qualificato, che è stata la prima, nella Provincia di Roma, ad utilizzare l’ozono per curare i piccoli animali domestici.
Laureata brillantemente all’Università degli Studi di Perugia, la Frosi è stata abilitata alla professione nel 1987 presso l’Ordine Veterinari di Roma e Provincia. Dopo la laurea le era stata offerta la possibilità di entrare all’Istituto Zooprofilattico di Brescia, ma ha scelto di dedicarsi alla libera professione, pur senza trascurare le sue innate capacità di ricerca.
Nel 1983 è entrata come “osservatore” all’Istituto Superiore di Sanità presso la sezione del dott. Agrimi per la produzione di anticorpi monoclonali. Dal 1991 al 1996 ha fatto parte di un gruppo di ricerca internazionale – diretto dal prof. S.K. Shukla e avente sede presso l’Ospedale Sant’Eugenio di Roma – per le nuove strategie terapeutiche nella terapia antitumorale. Ha frequentato vari convegni e corsi di aggiornamento in Medicina internistica, Ematologia, Citologia, Oncologia e Medicina e Chirurgia d’emergenza.
Membro attivo della S.I.Me.S.C. (Società Italiana di Medicina Sportiva del Cane), nel 2001 ha partecipato come relatrice a un convegno sullo stress metabolico e lo sforzo.
Si è interessata di riabilitazione e fisioterapia, soprattutto strumentale, con campi magnetici e apparecchi laser. Su questo tema ha presentato ad un convegno SCIVAC svoltosi a Milano uno studio intitolato “Prime applicazioni extra ed endoarticolari per via artroscopica di laser a bassa frequenza”.
Negli anni 2000-2001 si è dedicata allo studio dell’artrosi, avendo avuto l’opportunità di frequentare l’Istituto di Virologia e colture cellulari, dip. G. Sanarelli, presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Nel 2005 ha pubblicato sulla rivista “Veterinaria” lo studio pilota: “Proposta di utilizzo dell’analisi dinamica delle cellule cartilaginee (Condroscreen nella diagnosi dell’artrosi del cane)”.
Nel 2004 Alessandra Frosi ha sentito parlare di ozonoterapia. Si è incuriosita e ha frequentato un corso teorico-pratico in ossigeno ozono terapia diretto dal prof. Marianno Franzini, fondatore della SIOOT (Società Scientifica di Ossigeno Ozono Terapia). Successivamente ha partecipato come relatrice al convegno “Ossigeno-ozono terapia in Medicina Veterinaria”.
«A partire da quel momento – ha raccontato la Frosi – ho cercato di capire come riportare in veterinaria i risultati eccezionali che si avevano con l’ossigeno ozono nella cura delle patologie umane. Ho cominciato a studiare la biologia molecolare degli effetti dell’ozono nell’organismo umano e ad applicarlo sugli animali per ottenere gli stessi effetti curativi che aveva sugli uomini. La prima patologia che ho affrontato con l’ozonoterapia è stata l’artrosi (artriti, gonartrosi, lombosciatalgia), che negli animali tende spesso a cronicizzare.
Ho mutuato nella pratica sugli animali i protocolli utilizzati dalla SIOOT per curare varie patologie dell’uomo. Di volta in volta ho calcolato le concentrazioni e le quantità di ozono da somministrare in base all’entità clinica e alla gravità/stadiazione delle lesioni. Le ho calcolate in base al peso e alla tolleranza dei pazienti rispetto alla concentrazione prescelta, seguendo il loro stress ossidativo.
Nei primi anni ho curato con l’ozono pochissimi pazienti. In quelle prime esperienze curavo le malattie articolari e i problemi relativi alla colonna vertebrale. Praticavo le infiltrazioni paravertebrali, sottocutanee e muscolari; poi, nel 2006-2007, ho cominciato a curare le malattie infettive praticando l’insufflazione rettale.
I risultati fin dall’inizio sono stati strabilianti, simili a quelli realizzati nella medicina umana. Ho visto animali affetti da artrosi o patologie articolari di diversa eziologia, paraparetici, non deambulanti per seri problemi di propiocezione, che dopo tre o quattro sedute di ozonoterapia sono tornati a camminare e correre. L’ozono ha prima eliminato il dolore e l’infiammazione, e poi ha agito su estrusioni e protrusioni di diverso grado. Il risultato clinico è stato eccezionale.
Ricordo in particolare uno dei primi pazienti, un cagnetto che, nell’arco di un anno e mezzo, aveva già subito varie operazioni per eliminare un’ernia lombare, una toracica ed una cervicale. Era rigido sulle zampe anteriori e perdeva il baricentro del treno posteriore. Era pieno di contrazioni muscolari. Gli praticai le infiltrazioni di ozono e riacquistò una mobilità incredibile.
Nessuna altra terapia mi ha dato risultati come l’ozono – ha sottolineato la dottoressa Frosi –, prima di praticare questa terapia mandavo i miei pazienti presso i colleghi neurochirurghi affinché venissero operati: una soluzione comunque complessa, perché nel caso delle ernie e protrusioni è prevista l’immobilizzazione post operatoria per molti giorni, con tutti i rischi intraoperatori e postoperatori, le recidive, la cura farmacologica con cortisonici, ecc.».
A un certo punto di questo percorso, per curare le malattie metaboliche e infettive nei cani e nei gatti, la dottoressa Frosi ha studiato come praticare la grande e la piccola autoemoinfusione con sangue del paziente ozonizzato. Una metodica sicuramente efficace ma nel caso degli animali complicata, perché, nella maggior parte dei casi, i cani e i gatti dovevano essere sedati per poter prendere il sangue e reinfonderlo, con la prospettiva di numerose sedute.
«Poi – ha esclamato la Frosi – ho provato l’insufflazione rettale e ha funzionato alla grande! Negli ultimi dieci anni i risultati dell’insufflazione endorettale sono stati entusiasmanti. Mi ha aiutato a curare centinaia di cani e di gatti».
Secondo la dottoressa Frosi, moltissime delle malattie infettive che colpiscono gli animali – dalle malattie intestinali a quelle della pelle, da quelle virali a quelle batteriche, dalle ferite alle ulcere – possono tutte essere curate con infiltrazioni locali e insufflazioni rettali con ozono. Inoltre, come nella medicina umana, anche nella medicina veterinaria abbiamo il grande problema dell’antibiotico resistenza.
«In tutti questi casi – ha continuato la Frosi – l’ozono svolge una funzione straordinaria perché ha capacità antinfiammatorie, battericide, fungicide e virucide; e soprattutto un effetto immunomodulante. Quale farmaco possiede da solo tutte queste caratteristiche? Per questo motivo nei protocolli di cura che ho creato non c’è un solo paziente che, insieme alle infiltrazioni locali, non faccia l’insufflazione rettale. Molti dei cani e gatti che arrivano in ambulatorio sono in condizione di dolore cronico e immunodepressi. L’insufflazione rettale riesce a cambiare in tempi brevi il quadro clinico, il paziente comincia a reagire con le proprie risorse e i tempi di guarigione si riducono notevolmente».
Tra le malattie infettive attualmente in studio per il trattamento con l’ozono, possiamo annoverare la Leishmaniosi e l’Immunodeficienza felina (FIV).
La dottoressa ha costituito dei piccoli gruppi di pazienti per uno studio osservazionale su queste due malattie; per la Leishmaniosi, includendo il trattamento con Glucantime, ma trattando cani resistenti alla terapia.
Mentre nel primo capitolo di questo libro abbiamo parlato della Leishmaniosi attraverso il racconto della signora Amalia Astori, vogliamo qui riportare il caso della signora Danny Stevens, che ha avuto la gioia di vedere la sua gatta guarita dalla Immunodeficienza felina grazie all’ozono.
La FIV è una malattia infettiva causata da un retrovirus con un comportamento analogo al virus HIV dell’uomo che provoca l’AIDS. Il virus FIV non è in grado di infettare l’uomo o altri animali non felini.
La signora Stevens ha una gatta di nome Mocaccino: un giorno ha visto le feci che avevano un colore strano. È andata perciò dalla dottoressa Frosi, sua veterinaria di fiducia che conosce da più di vent’anni. È stata eseguita l’analisi del sangue della gatta ed è risultato che aveva la FIV. Non era possibile sapere come e quando l’avesse presa. È stata curata con insufflazioni rettali di ozono in maniera sistematica una volta ogni 15 giorni. Poi la gatta è stata sottoposta ad analisi ogni mese. Il protocollo di cura era sperimentale e ha funzionato. Nel dicembre del 2019 la gatta ha ripetuto tutte le analisi biochimiche e sierologiche, tra cui la PCR, e della FIV non c’era più traccia.
Visti questi risultati, la dottoressa sta reclutando altri pazienti affetti dalla stessa patologia.
Alla domanda su quanto sia diffusa tra i veterinari la conoscenza e la pratica dell’ozonoterapia, la dottoressa Frosi ha risposto: «Purtroppo la conoscenza è ancora poca e ci sono anche dei pregiudizi che hanno finora limitato la diffusione dell’ozonoterapia in veterinaria. Insieme al dott. Vincenzo Dell’Anna e al collega Ettore Ballardini abbiamo lavorato per stilare protocolli di cura specifici per le diverse patologie. Spero che questo libro aiuti i veterinari a condividere le conoscenze e a diffondere la pratica dell’ossigeno ozono terapia. Sarà un bene per tutti: veterinari e animali».
Estratto dal libro:
“Ozono in Veterinaria” di Antonio Gaspari